Chi è Maurizia?

Aiuto le persone a scoprire e ad allenare la propria Intelligenza Intuitiva: uno strumento straordinario per risolvere problemi, liberarsi da stress e credenze limitanti e sentirsi connessi alla Vita

Avevo fatto tutto per bene, ma mi ritrovavo a sopravvivere in una vita che da fuori sembrava perfetta e che io vivevo come una prigione senza uscita.

 

Avevo fatto anche esperienze formative importanti, preso una laurea magistrale in Scienze della Comunicazione con una tesi a Londra in Semiotica, vissuto a New York per quasi due anni, studiando illustrazione e lavorando nella comunicazione visiva e nell’arte.

 

Il mio storico fidanzato e i miei amici erano stimolanti studenti dell’MBA della Columbia University che mi avevano mostrato un mondo che non conoscevo, e al mio ritorno in Italia facevo la designer di occhiali e la consulente di comunicazione con un discreto successo.

 

Mentre ero a New York avevo anche un hobby interessante: invece di leggere i romanzi che avevano sempre accompagnato la mia vita, mi divoravo tutti i libri che trovavo sul life coaching, sullo sblocco della creatività, la mente creativa e lo sviluppo dei talenti. Lo consideravo un piacere segreto, visto che spesso mi portava ad esplorare una visione olistica della vita che era molto distante dalla mia razionalità quotidiana.

 

Ma nonostante le letture e le esperienze apparentemente appaganti, vivevo nello stress, nell’ansia di non essere mai abbastanza e di dover “arrivare” da qualche parte, dimostrare a me stessa e agli altri il mo valore e avere sotto controllo i vari aspetti della mia vita: queste, a mio parere, erano le condizioni indispensabili per realizzare la felicità.

Osservandomi oggi posso dire che non sapevo chi fossi, non ero mai contenta e le mie scelte erano ampiamente influenzate da valori e priorità imparate dagli altri: i miei genitori, il mio compagno, gli amici, l’educazione, persino i film.

 

Ai tempi credevo di essere semplicemente un’incontentabile viziata: la mia vita sembrava perfetta, e io non ero felice come avrei “dovuto”

Poi, per problemi in famiglia, sono tornata a Rimini, ho lasciato il mio lavoro, preso il diploma di ottico e diventata titolare del negozio di famiglia, perché questa era la scelta più razionale da fare, che tutti mi consigliavano. L’insoddisfazione ora era, ai miei occhi, più che giustificata, visto che avevo sempre giurato che in quel negozio non ci avrei mai messo piede, avevo complessi problemi economici e la mia decennale relazione di coppia si stava sgretolando senza che io riuscissi a mettervi fine.
Ma io ero dura e determinata a far funzionare tutto lo stesso, “la vita è fatta di compromessi”, sapevo. Solo che dopo qualche mese mi sono letteralmente spezzata: in un brutto incidente mi sono frantumata il ginocchio costringendomi a mesi di immobilità, 5 operazioni chirurgiche e la prospettiva di rimanere zoppa a vita.

Il giorno dopo la mia quarta operazione, mio padre venne ricoverato per un ictus cerebrale e dieci terribili giorni dopo, morì. Dopo soli altri sette giorni, anche un caro amico e ex socio di lavoro, morì a 34 anni di età. La mia famiglia era distrutta dal lutto, il mio lavoro era un incubo, la mia relazione di coppia era alla fine, io ero bloccata in carrozzina e l’unica cosa che mi era rimasta da fare era piangere e urlare.

Ferma a letto, la mia mente si comportava in modo paradossale: da un lato ero certa che sarebbe successo il miracolo e avrei sicuramente ripreso tutte le funzionalità della mia gamba (cosa che poi è successa), dall’altro ero convinta che la mia vita potesse essere migliorata solo attraverso lo sforzo di compiere le scelte razionali migliori per rendere l’inevitabile (il lavoro) il migliore possibile.

Poi un click.

 

Pensai una versione offuscata dagli antidolorifici di: Non ho il minimo controllo su quanto vivrò. Non ho nulla che vale la pena tenere. Tanto vale fare quello che voglio.
Ho deciso di mollare tutto, fidanzato e lavoro e sono rimasta sola, con tutta la mia famiglia contro. Anche se non sapevo bene cosa fare. Distrutta dal dolore e intorpidita dalle medicine la mia razionalità, il mio strumento decisionale preferito, era fuori uso.

Poi un altro click.

 

La mia intuizione, che al tempo chiamavo “istinto”, ha approfittato del caos e ha preso il comando. Ho cominciato a fare le cose senza sapere il perché, senza avere progetti. Il mio corpo convalescente aveva dei bisogni, e cominciai ad ascoltare quelli. Poi cominciai ad uscire di casa, a seguire “il caso”. Ad accorgermi di casualità sempre più incredibili. Ricominciai a studiare quello che mi appassionava: la percezione, lo sviluppo dei talenti, l’amore per se stessi. Incontrai un uomo che fino a pochi mesi prima non mi avrebbe colpito, e ora mi sorprendevo ad innamorarmi. Mi arrivarono delle offerte di lavoro interessanti. Dei nuovi amici. Poi dei corsi di formazione certificati, delle tecniche straordinarie di facilitazione e coaching, dei viaggi, tanti giochi e delle esperienze che fino a pochi mesi prima sembravano impossibili. Mi arrivava il denaro per ciò che volevo fare. Tutto senza fatica.

 

Nel giro di qualche mese la mia vita si era trasformata e ho cominciato a scoprire chi sono. Il bisogno di “arrivare” per essere felice era scomparso, insieme a svariate credenze su cui si basavano le mie scelte. Ora ero libera di essere me stessa e di andare nel mondo.

 
 

Nel tempo, ho celebrato vari successi come coach e come formatrice aziendale in Italia e all’estero, sono diventata prima responsabile poi consulente di un progetto editoriale e formativo sulla percezione visiva per Macro Edizioni (Vista Consapevole), ho pubblicato un gioco di società quasi sempre sold-out e ho ripreso a dipingere. Ho una relazione d’amore profonda e meravigliosa con un uomo che non osavo sognare. La mia vita mi assomiglia e la adoro!

 

Ma c’è di più: l’intelligenza intuitiva e il gioco, alla base delle mie sessioni di coaching, del mio metodo formativo e della mia vita, non sono solo strumenti incredibile per superare i limiti autoimposti, per compiere scelte chiare e potenzianti, ma sono doni che permettono di creare relazioni meravigliose di autentica condivisione, trovare l’armonia con il proprio corpo, elaborare informazioni e conoscenze con un’efficacia e una piacevolezza inimmaginabili, e la leggerezza unica che il Gioco sa portare.

 

Per me, l’espansione dell’ intelligenza intuitiva tramite le tecniche che ho elaborato è stata la chiave che mi ha portato ad ascoltare la mia voce più vera, a creare una vita di soddisfazione e felicità, ad essere co-creatrice di una realtà di evoluzione e benessere mio e degli altri. Condividere questo dono è per me un onore, che porta pace e benessere a tutti.

Il gioco, invece, è la modalità di accesso ai cuori più chiusi, ai sorrisi più nascosti dentro ognuno di noi, e l’attività che ogni adulto dovrebbe fare molto più spesso, e meglio. Condividere il gioco è il mio modo di rendere il mondo un posto migliore, da subito.

Hai una domanda?